

Le vite dei sopravvissuti allo tsunami del 2011 in Giappone. I muri si ergono come promemoria, separando l’umanità dal mare, esplorando la vita con queste barriere, riflettendo sul rapporto tra uomo e natura.
Le vite dei sopravvissuti allo tsunami del 2011 in Giappone. I muri si ergono come promemoria, separando l’umanità dal mare, esplorando la vita con queste barriere, riflettendo sul rapporto tra uomo e natura.
TOMOSHIBI
Italia, 2025 / 70′
un film di
con
Koji Suzuki
Misaki Chiba
Kazumasa Ogata
Hirofumi Komatsu
Noboyuki Sato
Scritto e Diretto da | Lorenzo Squarcia |
Direttore della Fotografia | Lorenzo Squarcia |
Montaggio | Serena Valletta |
Suono | Simone Spampinato |
Produttori | Lorenzo Squarcia Manuel Grieco Simone Spampinato |
Produzione | Jumping Flea |
Distribuzione | Esen Studios |
Lorenzo Squarcia
Biofilmografia
Lorenzo Squarcia, classe 1994, è un regista, direttore della fotografia e produttore italiano. Realizza documentari e cortometraggi che esplorano tematiche umane di memoria e perseveranza. Nel 2019, ha diretto il documentario “Koi”. Nel 2022, con il cortometraggio “Blue Dots”, viene selezionato al prestigioso DOC NYC. Il suo lavoro più recente, “Tomoshibi”, è un documentario che approfondisce le vite dei sopravvissuti al catastrofico tsunami del 2011 in Giappone.
Filmografia
- Koi (2019)
- Blue Dots (2022)
- Honne and Tatemae (2023)
- Tomoshibi (2025)
Note di regia
In “Tomoshibi” ho cercato di dare una visione cinematografica all’inesorabile attesa che la Natura impone all’uomo, quando lo illude che nessun’altra catastrofe potrà mai avvenire.
Le inquadrature fisse, così culturalmente e storicamente inusuali per un documentario
contemporaneo, restituiscono il tempo della vita dei protagonisti che con dignità e orgoglio
difendono il valore delle loro esistenze di lotta, ma raccontano anche la potenzialità di un agguato
che la Natura sembra essere sempre in grado di sferrare. Parole con cui i protagonisti si mettono in
gioco e silenzi in cui le immagini trionfano, si alternano mentre una comunità si
raccoglie in se stessa consapevole tanto della propria caducità quanto del proprio coraggio.
Poetico, duro, emotivo, “Tomoshibi”, ci proietta nella dimensione cinematografica dell’attesa attiva, dove uomini e donne costruiscono un futuro concreto nella consapevolezza che in ogni momento può essere spazzato via.
Le inquadrature fisse, così culturalmente e storicamente inusuali per un documentario
contemporaneo, restituiscono il tempo della vita dei protagonisti che con dignità e orgoglio
difendono il valore delle loro esistenze di lotta, ma raccontano anche la potenzialità di un agguato
che la Natura sembra essere sempre in grado di sferrare. Parole con cui i protagonisti si mettono in
gioco e silenzi in cui le immagini trionfano, si alternano mentre una comunità si
raccoglie in se stessa consapevole tanto della propria caducità quanto del proprio coraggio.
Poetico, duro, emotivo, “Tomoshibi”, ci proietta nella dimensione cinematografica dell’attesa attiva, dove uomini e donne costruiscono un futuro concreto nella consapevolezza che in ogni momento può essere spazzato via.