Il 25 dicembre 1991 Gorbachev si dimette da presidente dell’Unione Sovietica e dichiara abolito l’ufficio. La notizia arriva nell’appartamento napoletano in cui vivono un’esule moldava e il figlio orfano di una coppia di dirigenti del PCI. Ne scaturisce un duello dialettico che viene risolto dall’equivoca comparsa di Jennifer, una transessuale che cerca rifugio per sottrarsi ad un’aggressione.
MERRY CHRISTMAS,
MR. GORBACHEV
Italia 2024 / 20′
un film di
Domenico De Orsi
con
Daniela Tocari
Sergio Beercock
Mauro Lamantia
Soggetto e Sceneggiatura | Domenico De Orsi Angelo Amoroso d’Aragona |
Direttore della fotografia | Giuliano Monni |
Montaggio | Domenico De Orsi |
Costumi | Nunzia Giordano |
Musica | Pierpaolo Brescia |
Suono | Ivan D’Alessandro |
Produttore | Giuliano Monni |
Produzione | Gg Studio 8 |
Distribuzione | Esen Studios |


AWARDS
- VIDEOCORTO NETTUNO
Italia, 2024
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA a Mauro Lamantia
PREMIO DEGLI ARTISTI MASSIMO TROISI
Official Selections
- IDSFFK – International Documentary & Short Film Festival of Kerala
India, 2024 Oscar qualifying film festival - Portobello Film Festival
UK, 2024 - Festival del Cinema Europeo
Italia, 2024 - Videocorto Nettuno
Italia, 2024 - Visual Fest
Italia, 2024
Domenico De Orsi
Domenico De Orsi è regista e montatore. Laureato in Storia dell’arte, è stato assistente di Cinematografia documentaria all’Università di Napoli. È montatore professionista dal 2007. Vive e lavora a Roma, collaborando con il cinema indipendente e la televisione italiana. Come montatore di documentari ha lavorato per National Geographic, RAI, ARTE, Discovery. Nel 2017 ha fondato la casa di produzione Purple Neon Lights.
Ha diretto programmi televisivi per la televisione italiana e cortometraggi premiati a livello internazionale. Nel 2019 ha vinto il premio per la miglior regia alla 35ª Settimana Internazionale della Critica della Mostra del Cinema di Venezia con il cortometraggio “Gagarin, mi mancherai”.
Note di regia
Merry Christmas, Mr Gorbachev è un “Kammerspiel” in cui ho provato ad osservare quello che ritengo essere il corpo vivo su cui si combatte la lotta politica contemporanea: quello dell’identità. Irrigiditi nella necessità di averne una in grado di definirci, dimentichiamo la possibilità di inventarne quotidianamente altre per dare voce alla molteplicità che ci abita.