In una scuola di cucina del carcere di Velletri, alcuni allievi chef si stanno formando nella speranza di lavorare un giorno in un grande ristorante stellato, il Giardino delle Delizie, meta lavorativa verso la quale ciascuno proietta le proprie speranze e i propri desideri. Oggi è il giorno delle selezioni finali, e la preparazione di ogni ricetta sarà l’inizio di un viaggio introspettivo nei loro ricordi, nelle loro affettività e origini culturali.
In una scuola di cucina del carcere di Velletri, alcuni allievi chef si stanno formando nella speranza di lavorare un giorno in un grande ristorante stellato, il Giardino delle Delizie, meta lavorativa verso la quale ciascuno proietta le proprie speranze e i propri desideri. Oggi è il giorno delle selezioni finali, e la preparazione di ogni ricetta sarà l’inizio di un viaggio introspettivo nei loro ricordi, nelle loro affettività e origini culturali.
IL GIARDINO DELLE DELIZIE
( THE GARDEN OF DELIGHTS )
Italia, 2024 / 17′
diretto da
Sceneggiatura | Martina Storani |
Direttore della Fotografia | Alessandro Lazzi |
Montaggio | Simone Spampinato |
Suono | Simone Spampinato |
Produttore | Simone Spampinato |
Produzione | Jumping Flea |
Distribuzione | Esen Studios |
Una produzione Fort Apache Cinema Teatro e Jumping Flea, con il sostegno di Regione Lazio, in collaborazione con Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Casa Circondariale di Velletri, Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio, Ministero della cultura, I.I.S.S. Cesare Battisti di Velletri – Sezione Carceraria.
Official Selections
- MedFilm Festival
Italia, 2024 - Catania Film Fest
Italia, 2024
Simone Spampinato
Biofilmografia
Simone Spampinato (Roma, 1995) è un filmmaker italiano. Studia cinema presso la RUFA Rome University of Fine Arts. Durante gli anni universitari, scrive e dirige cortometraggi e documentari. Nel 2016 è co-fondatore di Jumping Flea, una società di produzione cinematografica con base a Roma. Nel 2019 è produttore, co-autore e montatore di “Koi”. Nel 2021 co-dirige il documentario “Fort Apache” insieme a Ilaria Galanti, con l’acclamato attore Marcello Fonte, selezionato allo Shanghai International Film Festival e al RIFF Rome Independent Film Festival. Nel 2022 è aiuto regista, co-autore e produttore esecutivo del documentario “Come una vera coppia” di Christian Angeli, realizzato in collaborazione con AIPD Associazione Italiana Persone Down, a cura di Rai Documentari. Nello stesso anno è stato operatore e montatore per il documentario “Il tempio della velocità” (2022), prodotto da Moviheart in collaborazione con Rai Documentari. Nel 2023, ha continuato il suo impegno come montatore per i documentari “Totò e il principe de Curtis” e “Enzo Tortora: volevo immaginarmi altrove”, entrambi co-prodotti da Rai Documentari.
Note di regia
L’ambiente detentivo comporta conseguenze psicologiche gravi, legate alla difficoltà di affrontare il passato e la separazione dalla vita esterna. I detenuti devono spesso nascondere la loro vulnerabilità, indossando maschere e ruoli diversi. Il teatro diventa uno strumento efficace, permettendo l’esplorazione di un presente e un futuro diversi, offrendo una fuga temporanea e la possibilità di sperimentare altre vite. La natura ludica del laboratorio teatrale facilita l’emersione e la condivisione di temi profondi, permettendo un’espressione protetta e senza forzature.
Tenendo a mente questo, l’approccio visivo e tematico del nostro documentario è stato quello di esplorare come, attraverso la recitazione e il forte legame che ha il cibo con la memoria, ogni cittadino detenuto che ha preso parte al film si sia lasciato trasportare, aprendosi a quello che è il racconto personale del proprio vissuto. Da un punto di vista fotografico si è voluto enfatizzare questo scavare nel proprio ricordo, con inquadrature rubate a volte o molto ravvicinate, come ad immergersi nel cibo preparato e nei ricordi e vita di ognuno dei protagonisti. L’ambiente della cucina stesso diventa quindi protagonista, come luogo di aggregazione, di ricordi e di evasione mentale, nell’attesa di un giudizio reale e allo stesso tempo metaforico che attende ognuno di loro.
Tenendo a mente questo, l’approccio visivo e tematico del nostro documentario è stato quello di esplorare come, attraverso la recitazione e il forte legame che ha il cibo con la memoria, ogni cittadino detenuto che ha preso parte al film si sia lasciato trasportare, aprendosi a quello che è il racconto personale del proprio vissuto. Da un punto di vista fotografico si è voluto enfatizzare questo scavare nel proprio ricordo, con inquadrature rubate a volte o molto ravvicinate, come ad immergersi nel cibo preparato e nei ricordi e vita di ognuno dei protagonisti. L’ambiente della cucina stesso diventa quindi protagonista, come luogo di aggregazione, di ricordi e di evasione mentale, nell’attesa di un giudizio reale e allo stesso tempo metaforico che attende ognuno di loro.